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Immagine del redattoreFabio Melis

Nuova Imu 2020, cosa cambia con l’addio alla Tasi

I rischi dell'accorpamento secondo gli operatori del settore

La legge di Bilancio 2020 ha introdotto l’unificazione di Imu e Tasi a decorrere dal prossimo anno. Vediamo cosa succederà e i commenti degli operatori.




Nuova Imu 2020, addio alla Tasi


Dal 2020 Imu e Tasi confluiranno in un’unica imposta, in uno sforzo di riordinare la tassazione dei comuni. Resta invece invariata la Tari, ovvero la tassa sui rifiuti: la sola ad essere eliminata sarà la tassa sui servizi indivisibili. Cosa significa tutto ciò nel concreto? Che, essendo l’Imu un’imposta – a differenza della Tasi, che è una tassa ed è quindi legata a specifici servizi e va definita con apposite delibere – potrà essere modificata a discrezione dei Comuni, per coprire in genere il fabbisogno municipale senza dare conto di quali servizi esattamente si vadano a ripagare. Si rischia quindi un aumento generalizzato dell’imposta, che sia giustificato dal fabbisogno del Comune o che sia semplicemente voluto dalla norma stessa.


Alcuni aspetti della nuova Imu prevedono infatti:

L’aliquota base della nuova super IMU all’8,6 per mille dal precedente 7,6.Più poteri ai sindaci per applicare aliquote diverse da comune a comune. Secondo Il Sole 24 Ore, se attualmente l’aliquota massima dell’Imu può essere del 10,6 per mille e quella della Tasi dell’1 per mille, la nuova Imu inclusa di maggiorazione speciale dello 0,8 per mille potrà arrivare all’11,4 per mille. I sindaci potrebbero anche però decidere di azzerarla del tutto.Per le ville e abitazioni signorili l’aliquota standard passa dal 4 al 5 per mille, con possibilità per i Comuni di alzarla o tagliarla di un punto percentuale.Trasferimento dell’intera imposta a carico dei proprietari di casa (che si faranno carico anche di quella quota di Tasi finora a carico degli inquilini o comodatari)I versamenti potranno essere effettuati con modello F24, bollettino postale o PagoPA. In attesa delle decisioni definitive, la scadenza di giugno prevedrà il versamento di un anticipo del 50% di quanto versato nel 2019.L’Imu sugli immobili strumentali potrà essere portata in deduzione per il 50% per il 2019 e per il 60% nel 2020 e 2021.


Imu 2020, i commenti degli operatori

“Il governo ha rassicurato che con la manovra non si dovrebbe spendere di più, - osserva Fabiana Megliola, Responsabile Ufficio Studi Gruppo Tecnocasa - ma potrebbe esserci il rischio per quei comuni in cui l’aliquota non ha toccato il massimo. Il dubbio quindi resta per le seconde case e su quelle di pregio su cui grava l’imposta ed i cui comuni hanno applicato l’aliquota più bassa. L’aumento della tassazione sulla casa crea sempre un certo timore che, soprattutto in questo settore, potrebbe scoraggiare coloro che si apprestano ad investire nella seconda casa sebbene al momento questo segmento, così come quello delle case di pregio, è decisamente vivace”.

"Imu e Tasi insieme  con l’accorpamento potrebbero arrivare  in astratto  a una maggiorazione di carico fiscale sui contribuenti, - segnala invece Lidia Ranghetti, esperto legale-fiscale Tree Real Estate (Gruppo Gabetti). - Nessuna variazione  invece sarà apportata per quanto riguarda l ’esenzione  per  la prima casa se non di lusso. L’obiettivo dovrebbe essere  quello di ridurre e semplificare il sistema impositivo sugli immobili ma la conseguenza logica dell’accorpamento potrebbe comportare un aumento dell’imposizione fiscale a carico dei contribuenti e  maggior libertà per i Comuni di alzare le aliquote uniche  sino al massimo".


Cosa succederà perciò con la nuova Imu?

"La norma non è ancora definitiva - risponde Ranghetti, - e modifiche potrebbero essere  apportate  vista l’importanza del tema  anche in chiave elettorale. Non è possibile prevedere cosa succederà, sicuramente saranno colpite le abitazioni principali che non sono esenti  quali ville case storiche e abitazioni signorili   sempre che’ il Comune  non stabilisca regimi di esenzioni particolari. Il Governo ha  assicurato  che i proprietari di immobili non pagheranno più che in passato. A ben vedere, però, - conclude Ranghetti, - questa affermazione non garantisce che la distribuzione del carico fiscale rimanga la stessa e anzi si configura all’orizzonte un’ipotesi sempre più attendibile di maggior carico di imposizione. Ci si augura che siano presi in considerazione correttivi  alla manovra e al collegato fiscale con significative modifiche".


Imu 2020, secondo gli esperti nessun vantaggio

Sull’idea di unificare Imu e Tasi idealista/news aveva già interpellato alcuni operatori del settore. Il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa aveva affermato: “A nostro giudizio, una unificazione di questi due tributi non porterebbe alcun vantaggio, anzi potrebbe portare anche degli svantaggi: uno è l’eliminazione del riferimento ai servizi che è presente nella Tasi come vincolo ai Comuni, nel senso che i Comuni sono obbligati a indicare in regolamento quali spese effettuano con le entrate derivanti dalla Tasi; l’altro elemento che verrebbe a mancare è la quota a carico dell’occupante dell’immobile, che – sia pure molto ridotta – è pur sempre un segnale di tassazione legata ai servizi. Questi sarebbero dei danni, ma l’altro danno sarebbe il fatto che verrebbe ritenuta volenti o nolenti archiviata la pratica ‘tassazione locale sugli immobili’ con una cosa che non porterebbe alcun vantaggio”.

Aggiunge Spaziani Testa: “Serve ridurre, almeno iniziare a ridurre, partendo magari dalle ipotesi che erano state fatte in Commissione anche grazie ai nostri spunti, cioè situazioni più gravi come gli immobili inagibili o gli immobili sfitti, e anche cogliere l’occasione per rafforzare addirittura quella componente di legame con i servizi, quindi sia con vincoli maggiori per i Comuni di trasparenza nei confronti dei cittadini, sia con una quota del nuovo tributo che derivasse da questa unificazione anche più alta a carico dell’occupante dell’immobile, perché quello è l’unico sistema per dimostrare che si tratta di un tributo collegato ai servizi. Nel caso in cui l’immobile non sia abitato dal proprietario, deve essere fatto pagare almeno in parte da chi lo abita”.

A tale opinione fa eco Corrado Sforza Fogliani, presidente del Centro Studi di Confedilizia, che dalle colonne di Italia Oggi dice: “Unificare l’Imu alla Tasi non serve a niente, anzi elimina una garanzia che oggi i proprietari hanno, quella che la Tasi deve essere giustificata e anche accompagnata dalla individuazione di specifici servizi indivisibili. Questo vincolo all’aumento indiscriminato verrebbe eliminato. E’ ora che la politica pensi a come eliminare la tassazione, che è la ragione della difficoltà nell’immobiliare”.

Una opinione poco entusiasta era stata espressa anche da Luca Dondi, Ad Nomisma, che a idelaista/news affermava: “Non credo che la riduzione in termini di aggravio per i contribuenti sarebbe rilevante a seguito di questa misura, che influirebbe poco in termini anche di rilancio del settore se non accompagnata da una revisione complessiva. Il settore ha bisogno di un intervento radicale che non può essere portato avanti in poche settimane. Al massimo possiamo prevedere correttivi che poco sposteranno in termini strutturali”.”

Più possibilista il presidente nazionale Fimaa – Federazione italiana mediatori agenti d’affari, Santino Taverna, che attraverso una nota affermava pochi giorni fa: “Quanto all’ipotesi di aumentare l’aliquota unificata di Imu e Tasi, siamo pienamente convinti che occorra accorpare le due imposte mantenendo l’invarianza del gettito dei due contributi. Così come siamo convinti che per la crescita del Paese e del settore immobiliare resta necessario procedere con determinazione alla riduzione della spesa pubblica improduttiva per liberare, senza ricorrere ad ulteriori balzelli a carico dei cittadini e delle imprese, risorse per gli investimenti”.



Autore:Floriana Liuni

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